Federalismo fiscale al vaglio delle autonomie locali.


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Federalismo fiscale al vaglio delle autonomie locali.
Autore: Fisco Oggi - Chiara Ciranda - aggiornato il 04/09/2008
N° doc. 9530
 04 09 2008  - Edizione delle 16:30  
 
La bozza di disegno di legge presentata questa mattina a Upi e Anci

Federalismo fiscale al vaglio delle autonomie locali

Entra nel vivo il confronto in attesa dell'incontro con le Regioni
 
Nuovo passo avanti (vedi FiscoOggi del 25 luglio 2008) nel confronto con le autonomie locali sul federalismo fiscale. La bozza di disegno di legge per l'attuazione dell'articolo 119 della Costituzione è stata presentata questa mattina all'Unione delle Province (Upi) e all'Associazione nazionale dei Comuni (Anci) dal ministro per la Semplificazione normativa, Roberto Calderoli. Tributi regionali e compartecipazioni, fondi perequativi, autonomia tributaria degli Enti locali, finanziamento delle Città metropolitane: questi i punti chiave del ddl, che potrebbe passare all'esame del consiglio dei Ministri già nel corso della prossima settimana.
Il testo, in parte stilato prima della pausa estiva, potrebbe essere definitivamente varato, insieme alla Finanziaria 2009, entro dicembre. Obiettivo: assicurare autonomia di entrata e di spesa a Comuni, Province, Città metropolitane e Regioni, nel rispetto dei principi di solidarietà e di coesione sociale, mandando gradualmente in soffitta il criterio della spesa storica a favore dei "costi standard".

Dalla A alla Z tutti i cardini del Fisco federale
Autonomia finanziaria di tutti i livelli di governo, attribuzione di risorse autonome alle Regioni e agli Enti locali, superamento dell'attuale sistema di finanza derivata con criteri basati sulla spesa storica (ovvero trasferimenti effettuati sulla base di quanto si è speso negli anni precedenti) a favore del fabbisogno standard e della perequazione: i principi generali per l'attuazione dell'articolo 119 sono fissati nero su bianco nello schema di ddl presentato oggi. Una lista a 22 punti, con tutte le lettere dell'alfabeto a segnare il passo della via italiana al Fisco federale.
Tra i primi, il rispetto della ripartizione delle competenze legislative tra Stato e Regioni per il coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario. Esclusa la possibilità di doppie imposizioni sulla stessa base imponibile (eccezion fatta per le addizionali previste dalla legge statale) a fronte della possibilità, per le Regioni, di istituire tributi propri e variare le aliquote applicate da Comuni, Province e Città metropolitane. I Governatori potranno inoltre istituire a beneficio degli Enti locali compartecipazioni al gettito di tributi e di compartecipazioni regionali. Esclusa la possibilità di interventi su aliquote e basi imponibili dei tributi che esulano dal proprio livello di governo: coerentemente, salvo qualche eccezione, non potranno essere dedotti gli oneri fiscali tra tributi i cui proventi non siano devoluti allo stesso livello istituzionale.

Una marcia in più anche per le attività di accertamento e riscossione, con l'introduzione di nuovi sistemi per l'accreditamento diretto delle somme agli Enti titolari. A questi sarà inoltre assicurata la possibilità di accedere direttamente alle anagrafi e a ogni banca dati utile per la gestione dei tributi.
Flessibilità, semplificazione e trasparenza completano il quadro: flessibilità nella costituzione di un paniere di tributi (principalmente di carattere manovrabile) e compartecipazioni da attribuire alle Regioni e agli Enti locali; semplificazione e razionalizzazione del sistema fiscale anche attraverso la riduzione degli adempimenti; trasparenza delle decisioni di entrata e di spesa oltre che lealtà istituzionale tra tutti i livelli di governo per centrare gli obiettivi di finanza pubblica nazionale.

Patti chiari tra Stato e Regioni
Ma come saranno regolati i rapporti finanziari tra lo Stato e le Regioni? Anche su questo punto il ddl fissa alcune linee guida, rimandando ai successivi decreti legislativi il compito di disciplinare la materia più dettagliatamente. In linea generale, le Regioni potranno comunque modificare le modalità di calcolo della base imponibile e le aliquote nei limiti massimi di incremento stabiliti dalla legge statale per una parte rilevante dei tributi istituiti e regolati dallo Stato, ma il cui gettito è attribuito alle Regioni, e delle aliquote che incidono sulle basi imponibili dei tributi erariali. Potranno inoltre introdurre esenzioni, detrazioni, deduzioni o agevolazioni speciali. Quanto ai criteri per l'attribuzione del gettito dei tributi propri derivati e delle compartecipazioni il faro sarà il principio della territorialità: si dovrà quindi tener conto, a seconda del tipo di tributo, del luogo di consumo o della localizzazione dei cespiti o del luogo di prestazione del lavoro o, infine, della residenza del percettore. Ma ad avere un peso sarà anche il grado di coinvolgimento dei diversi livelli istituzionali nell'attività di lotta all'evasione e all'elusione fiscale.
Quanto al fondo perequativo a favore delle Regioni, entità e riparto saranno anch'essi oggetto dei successivi decreti. Di certo il fondo, che andrà a favore di quelle con minore capacità fiscale per abitante, sarà alimentato anche dai gettiti prodotti nelle singole Regioni dalla compartecipazione al gettito dell'Iva.

Più protagonisti gli Enti locali
Il ddl presentato oggi dedica ampio spazio alla finanza degli Enti locali, ma sarà sempre in sede di decreto legislativo che saranno fissate le regole per il coordinamento e l'autonomia tributaria di Comuni, Province e Città metropolitane. Le principali indicazioni riguardano la razionalizzazione dell'imposizione fiscale immobiliare, sugli autoveicoli e sulle accise (benzina e gasolio), la disciplina di un tributo proprio comunale, e la possibilità per le Regioni di istituire, nell'ambito dei propri poteri legislativi, nuovi tributi a beneficio degli Enti locali nel proprio territorio.

Assicurato il finanziamento delle funzioni delle Città metropolitane in modo da garantire loro una più ampia autonomia di entrata e di spesa. Quanto a "Roma capitale", l'assegnazione delle risorse alla "Città eterna" terrà conto delle specifiche esigenze di finanziamento derivanti dal suo ruolo. A Roma saranno inoltre assicurate specifiche quote di tributi erariali, una volta quantificati gli oneri connessi al suo status di Capitale della Repubblica.

 
Chiara Ciranda
 
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