Con l'imposta negativa il Fisco si tinge di rosa.


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Con l'imposta negativa il Fisco si tinge di rosa.
Autore: Gianluca Di Muro - aggiornato il 24/07/2007
N° doc. 3732
24 07 2007 - Edizione delle 17:00  
 
Convegno a Palazzo Valdina

Con l'imposta negativa il Fisco si tinge di rosa

E' una delle novità previste dalla proposta di legge di iniziativa parlamentare illustrata stamani a Roma
 
Semplice modifica del sistema delle detrazioni per carichi di famiglia previsto dall'articolo 12 del Tuir, introduzione di detrazioni aggiuntive fruibili dalle donne che svolgono una attività lavorativa non necessariamente continuativa. Sono queste, in estrema sintesi, le caratteristiche della proposta di legge d'iniziativa parlamentare di due soli articoli che porta i nomi di Maria Leddi Maiola e Maria Ida Germontani, appartenenti rispettivamente ai gruppi dell'Ulivo e di Alleanza Nazionale ed entrambe componenti della commissione Finanze della Camera dei Deputati.

Le caratteristiche della proposta di legge
La proposta, illustrata oggi a Roma nell'ambito del Convegno "Donne e lavoro: la risposta fiscale", organizzato nella Sala del Cenacolo di Palazzo Valdina (Camera dei Deputati), si caratterizza per l'estrema semplicità. L'agevolazione si inserisce nel contesto di un meccanismo di detrazioni già previsto dall'attuale ordinamento tributario senza determinare modifiche del sistema o richiedere complessi adattamenti. Ma dov'è allora la novità? Sta innanzitutto nel buon senso. Infatti, l'intervento legislativo, assolutamente bypartizan in quanto intergruppo, prevede l'introduzione di un sostegno fiscale che, oltre a due diverse tipologie di detrazione, può assumere anche la connotazione dell'imposta negativa nel caso di donne incapienti. E come ha ricordato Maria Leddi Maiola "sul buon senso non ci sono schieramenti. Possono esservi sfumature su altre problematiche ma su questo argomento decisamente no", mentre per Maria Ida Germontani "la proposta di legge va nella direzione di coniugare famiglia e lavoro. L'Italia è agli ultimi posti in Europa per tasso di natalità e occupazione femminile".

Le nuove detrazioni
Duemila e mille euro. A tanto ammontano le nuove detrazioni per carichi di famiglia che potrebbero inserirsi efficacemente nell'attuale sistema. Entrambe cumulabili tra loro, sono destinate alle donne lavoratrici con figli a carico e a quelle nel cui nucleo familiare figurano anche parenti o affini conviventi nei cui confronti la contribuente è tenuta agli obblighi alimentari. Il secondo tipo di detrazione punta, invece, ad alleviare gli oneri sempre più gravosi di cui si devono fare carico le famiglie e, al loro interno soprattutto le donne, per rispondere efficacemente alle esigenze di cura e assistenza di anziani non autosufficienti.

La situazione in Europa
In Italia le donne sono più cariche di lavoro familiare (cinque ore e 20 minuti e due ore e 6 minuti di lavoro retribuito) a differenza della Svezia dove il lavoro familiare occupa le donne per tre ore e 42 minuti mentre quello retribuito per tre ore e 12 minuti. Inoltre l'Italia, rispetto ad altri Paesi europei, registra un carico di lavoro maggiore (3 ore e 51 minuti) tra le donne con una occupazione contro la Germania (3 ore e 11 minuti) e la Finlandia (3 ore e 21 minuti). Le lavoratrici italiane hanno anche più ore di lavoro retribuito (4 ore e 39 minuti) come francesi e ungheresi a differenza di Gran Bretagna e Svezia (4 ore e 5 minuti), Germania e Belgio (3 ore e 53 minuti). Infine, gli uomini italiani sono quelli che, in Europa, dedicano meno tempo degli altri al lavoro familiare e più al lavoro retribuito (1 ora e 35 minuti) ovvero un'ora in meno rispetto a Belgio, Ungheria e Slovenia. Cifre indicative fornite dall'Istat, che dimostrano come in Italia la strada verso l'armonizzazione dei tempi di vita risulta ancora in salita e rappresenta un obiettivo da raggiungere.

I requisiti per ottenere l'agevolazione
Oltre a quelli espressamente indicati dall'articolo 12 del Tuir, la proposta di legge, che consta di due soli articoli, prevede una ulteriore novità. Il diritto a ottenere le detrazioni spetta a condizione che l'interessata svolga una qualunque forma di attività lavorativa o imprenditoriale, anche se non continuativa, nel rispetto dell'attuale normativa previdenziale e pensionistica.

La lotta al sommerso
Il fatto che l'attività non debba essere necessariamente continuativa ha una precisa finalità: rendere conveniente la regolarizzazione di attività lavorative sommerse che, soprattutto tra le donne, aumentano il senso di precarietà, incertezza e sopruso. La proposta intergruppo, introducendo una sorta di incentivazione, si propone di combattere efficacemente il lavoro nero che offre alle donne soltanto un modesto supporto economico, ma del tutto privo di diritti e garanzie di legge.

La tutela degli incapienti
Un'altra caratteristica della proposta è di tenere conto della situazione delle contribuenti incapienti che, per la scarsità del reddito imponibile, non possono usufruire delle detrazioni in loro favore nel caso in cui eccedano l'imposta lorda. Per questo motivo si è pensato a un meccanismo di imposta negativa. Quindi, se la detrazione eccede, in tutto o in parte, l'imposta lorda dell'interessata, la possibilità di usufruirne, fino alla concorrenza dell'ammontare previsto, è affidata a tre diverse modalità: erogazione di un assegno di importo corrispondente; compensazione con altre imposte; riconoscimento di un credito d'imposta fruibile entro il quinto periodo d'imposta successivo.

Mercato del lavoro e discriminazioni
La proposta di legge si situa in un momento topico non soltanto per l'Italia alle prese con la riforma delle pensioni che ha importanti riflessi sul mercato del lavoro, ma per l'Unione europea nel suo complesso. E' recente la pubblicazione da parte della Commissione Ue di uno studio da cui emerge che nell'Unione europea le donne continuano a guadagnare in media il 15 per cento in meno rispetto agli uomini. Un divario che, negli ultimi dieci anni, è praticamente rimasto immutato. In Italia, il problema è particolarmente avvertito e, insieme alla impossibilità di coniugare le responsabilità familiari con gli impegni che derivano dallo svolgimento di una attività lavorativa stabile e continuativa, è uno dei principali motivi che determinano il perdurare di uno scarso livello di partecipazione delle donne al mercato del lavoro legale. Il tema delle differenze legate alle condizioni di genere nel mondo del lavoro è stato anche al centro di studi e approfondimenti sia in ambito istituzionale interno ed europeo che privatistico. Da tutti questi studi è emersa la condizione di divario professionale in cui le donne vengono a trovarsi e che si riverbera inevitabilmente su compiti e mansioni, gap salariale, crescita del lavoro atipico, precario e flessibile.

Le motivazioni alla base della proposta
Una condizione, quella dell'occupazione femminile, che in Italia, oltre a vedere protagoniste in negativo le aree meridionali del Paese e le fasce di popolazione a reddito più basso, contribuisce a instaurare un circolo vizioso caratterizzato da un vero e proprio paradosso. Per la necessità di attendere a quelle che sono le essenziali attività di cura familiare, le donne spesso si vedono costrette non soltanto a rinunziare a posizioni professionali di livello qualificato, precludendosi la possibilità di migliorare la condizione socio-economica attraverso il lavoro, ma finiscono anche per divenire preda del lavoro nero o irregolare. Un tema complesso, che come evidenziato dalle due parlamentari, implica oggi un approccio integrato caratterizzato da una molteplicità di interventi. Lo strumento fiscale, unitamente a quelli più squisitamente legati alla qualità e alla efficacia dei servizi pubblici erogati nei confronti della famiglia, può rappresentare un contributo di rilievo per garantire ai cittadini, e alle donne nel caso specifico, quei diritti fondamentali che costituiscono l'ossatura della nostra carta costituzionale.

 
Gianluca Di Muro
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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