Danno all'immagine dell'Agenzia, il funzionario corrotto deve risarcire.


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Danno all'immagine dell'Agenzia, il funzionario corrotto deve risarcire.
Autore: Chiara Ciranda - aggiornato il 18/07/2007
N° doc. 3696
18 07 2007 - Edizione delle 15:30  
 
Sentenza della Corte dei conti n. 1707/2007

Danno all'immagine dell'Agenzia,
il funzionario corrotto deve risarcire

Nessuno "sconto" al dipendente dell'agenzia delle Entrate che aveva chiesto denaro per la chiusura di una verifica: dopo la condanna penale arriva quella dei giudici contabili
 
Danneggiare l'immagine dell'Amministrazione finanziaria può costare caro. Cinquemila euro, tanto dovrà versare nelle casse dell'agenzia delle Entrate Vittorino Lo Giudice, il funzionario dell'ufficio di Palermo 1 colto, nell'agosto 2002, a ricevere denaro in cambio della chiusura 'morbida' di una verifica fiscale. Così ha stabilito la sezione giurisdizionale della Corte dei conti della Sicilia: i reati commessi, recita la sentenza, "hanno leso in modo grave l'immagine e il prestigio dell'Amministrazione finanziaria, vanificando l'opera compiuta dall'Agenzia delle entrate volta a creare un rapporto di fiducia tra amministrazione e contribuente".

Dopo la condanna penale - due anni e otto mesi di reclusione per i reati di concussione, falsità materiale e ideologica e truffa - e la sanzione disciplinare - licenziamento senza preavviso con decorrenza "retroattiva" alla data della prima sospensione dal servizio - arriva dunque anche la condanna dei giudici contabili: 5.434,24 euro, per la precisione, più interessi e rivalutazione monetaria, di cui 5mila per il danno arrecato all'immagine dell'Agenzia e 432,24 euro per le sei giornate lavorative che, secondo la Corte, Lo Giudice ha impiegato per commettere i fatti illeciti.

"E' ormai da tempo affermato - spiegano nella sentenza i giudici contabili - che il danno all'immagine ha propria autonoma dignità di tutela... come danno connesso alla lesione dei valori propri di una persona (fisica o giuridica), anche non suscettivi di immediata rilevanza economica". Dovendo procedere alla quantificazione del danno in questione con "valutazione equitativa" (dato che esso non può essere provato nel suo preciso ammontare), sulla base di quanto previsto dal Codice civile, continua il Collegio, "valido parametro può essere costituito dal prezzo della concussione": ovvero, quegli stessi 5mila euro chiesti dal funzionario corrotto per "chiudere un occhio", evitando di rilevare irregolarità e di approfondire le indagini in sede bancaria. All'epoca dei fatti, Lo Giudice era stato colto in flagranza di reato, con il contante appena ricevuto dal titolare dell'esercizio che avrebbe dovuto controllare.

I fatti di reato commessi, diffusamente segnalati dagli organi di stampa, precisa ancora la Corte, "hanno leso in modo grave l'immagine e il prestigio dell'Amministrazione finanziaria, vanificando l'opera compiuta dall'Agenzia delle entrate volta a creare un rapporto di fiducia tra Amministrazione finanziaria e contribuente attraverso iniziative pubblicitarie, seminari, incontri con le categorie professionali, la creazione di uffici per agevolare la risoluzione delle problematiche fiscali, tutti interventi diffusamente segnalati nel sito internet dell'Agenzia, che comportano un costo non indifferente per l'Agenzia stessa". Non vi è dubbio, secondo il Collegio, che l'Amministrazione finanziaria è un'istituzione sana, formata da dipendenti che quotidianamente, con onestà e impegno, prestano il loro servizio alla collettività. Ma, è proprio "lo stridore di questo contrasto che fa emergere, in tutta la sua capacità offensiva, l'oltraggiosità morale" del comportamento tenuto dall'ex funzionario.

 
Chiara Ciranda
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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