Evasione fiscale, recuperati 23 miliardi nel 2006 e 2007.


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Evasione fiscale, recuperati 23 miliardi nel 2006 e 2007.
Autore: Chiara Ciranda - aggiornato il 24/10/2007
N° doc. 4411
23 10 2007 - Edizione delle 15:45  
 
Presentata al Parlamento la relazione sui risultati dell'attività di contrasto

Evasione fiscale, recuperati 23 miliardi nel 2006 e 2007

Ma all'Erario ne sfuggono circa 100 l'anno
 
L'evasione fiscale manda in fumo oltre 100 miliardi di imposte l'anno. Tuttavia, "la politica di contrasto si sta dimostrando efficace": tra il 2006 e il 2007 sono stati recuperati circa 23 miliardi di euro di maggiori entrate, in parte legate a un miglioramento della tax compliance, ovvero il livello di adesione dei cittadini. L'importo del recupero di base imponibile fiscale, inoltre, può essere considerato "acquisito", e "non temporaneo". E' quanto si legge nella relazione sui risultati della lotta all'evasione elaborata dal vice ministro Vincenzo Visco e inviata in Parlamento dal ministro dell'Economia Tommaso Padoa-Schioppa.

Incassi duraturi, se si continua così
I 23 miliardi di euro di imposte precedentemente non pagate che sono stati recuperati negli ultimi due anni vengono considerati acquisiti, ma nel tempo sarà comunque necessario un impegno costante di indirizzo politico, di azione amministrativa e legislativa, come dimostra "l'esperienza passata". Lo si legge nella relazione, che fa riferimento "all'esperienza italiana a fine degli anni novanta quando, in concomitanza dei forti interventi di contrasto all'evasione intrapresi in tema di Iva, si era registrato un netto miglioramento negli indici di adempimento (con un significativo aumento della base dichiarata rispetto alla base potenziale stimata), un fenomeno molto simile a quanto osservato recentemente. Quel miglioramento è purtroppo durato solo alcuni anni".

Dai servizi e dal commercio l'80 per cento dell'evasione
Sempre secondo il rapporto, "più dell'80% dell'evasione fiscale è generato nel settore dei servizi, particolarmente alle imprese e alle famiglie, e nel settore del commercio al dettaglio". La valutazione viene fatta in base al "peso di ciascun settore dell'economia" anche perché "diversamente da quanto spesso si ritiene - si legge ancora - l'evasione in Italia è un fenomeno diffuso che coinvolge, a diversi livelli, tutti i settori dell'economia e l'intero territorio nazionale, sebbene con diversa intensità".
Se si considera l'evasione Irap, si legge nel documento, "in agricoltura si evade circa il 39% del valore aggiunto, nel settore terziario e dei servizi il 29% e nell'industria l'evasione si attesta intorno al 9%. I valori più elevati si registrano però nel settore delle costruzioni e dei servizi immobiliari, dove si stima che l'evasione superi il 50% del valore aggiunto. "Tuttavia, prosegue la relazione, dato il peso di ciascun settore nell'economia, più dell'80% dell'evaso è generato nel settore dei servizi, particolarmente quelli alle imprese e alle famiglie, e del commercio al dettaglio".

Tra Nord e Sud non c'è di mezzo il mare
Distanze minime tra Nord e Sud del Paese. "I dati dell'evaso Irap sono, in termini assoluti, simili in Campania e Lombardia, come simili sono in Veneto e in Puglia e per città come Napoli e Torino. In termini relativi, l'evasione risulta tuttavia maggiore in alcune regioni del Sud del Paese, sebbene a livello provinciale tanto nel Nord come nel Sud d'Italia ci sono province in cui la base imponibile evasa supera addirittura la base imponibile dichiarata". Quello che vede nel Mezzogiorno l'area con più alto tasso di evasione fiscale è dunque secondo il rapporto solo uno stereotipo, magari consolidato, ma niente più.

Tra le tipologie di contribuente, invece, si evidenzia che "l'evasione coinvolge sia le grandi sia le piccole imprese, sebbene risulti più diffusa tra quest'ultime". Così, se in termini assoluti risulta più alta nelle grandi imprese a causa della loro dimensione, le più piccole "occultano al Fisco quasi il 55% in più della base imponibile di quanto facciano le imprese di maggiori dimensioni".

In Italia un sommerso di almeno il 60 per cento più elevato della media
Il recupero è partito da un sommerso fiscale valutato in "7 punti percentuali di Pil di mancate entrate per l'Erario" che corrispondono ad un valore "sicuramente superiore ai 100 miliardi". Il rapporto cita i conti elaborati dall'Istat e dalla Banca d'Italia, che consentono anche confronti internazionali. "Se si prendono a riferimento i Paesi Ocse - si afferma nel documento - l'Italia sembra avere un sommerso di almeno il 60% più elevato della media".

Nella fotografia scattata dal Mef anche la "ricetta della svolta": ingredienti base la fine dei condoni, la semplificazione degli adempimenti, il potenziamento dei controlli. E proprio sui controlli la relazione non lesina sui numeri: dal dicembre 2006 sono 14.375 i verbali per mancata emissione dello scontrino che hanno portato alla chiusura di 565 negozi. I controlli sostanziali sono aumentati del 34% nel 2007, raggiungendo quota 321.605. Più 29% per le verifiche più complesse, che sfiorano quota 9mila, mentre gli 'accessi', cioè i controlli che vengono effettuati creando difficoltà all'attività dei contribuenti, sono diminuiti del 10%. Controllate 669 grandi società e 7.826 piccole e medie imprese. Una stima per il 2008, infine, vede incassi pari a 5,6 miliardi in termini di gettito.

 
Chiara Ciranda
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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