L'utilizzo dei currency forward.


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L'utilizzo dei currency forward.
Autore: Alfonso Lucarelli - aggiornato il 04/07/2006
N° doc. 1627
 
04 07 2006 - Edizione delle 15:00  
 
Copertura del rischio di cambio

L'utilizzo dei currency forward

La stipulazione di un contratto a termine collegato alla singola operazione, attiva o passiva, permette di "fissare" il valore a cui è contabilizzato il credito o il debito in valuta estera
 
La variazione dei tassi di cambio rappresenta per le aziende italiane che operano sui mercati esteri, pur in "vigenza" dell'euro, divenuto moneta di conto in cui regolare le transazioni intervenute con tutte le economie appartenenti all'area della moneta unica europea, un'importante fattore con cui fare i conti. Operazioni, aventi esse natura commerciale o finanziaria, che produrranno l'esborso o l'introito monetario in un tempo diverso, differito, rispetto alla conclusione dell'affare (senza tener conto in questa sede delle attività di tipo puramente speculativo), possono essere, se non tenute sotto controllo, foriere di rilevanti problemi alla gestione finanziaria dell'azienda.

Crediti o debiti commerciali per compravendite effettuate con clienti o fornitori extra Ue (discorso analogo può esser fatto a proposito di finanziamenti negoziati in una valuta diversa dall'euro) vedono, di norma, i relativi flussi di cassa, in entrata o in uscita, materializzarsi in periodi futuri; difficilmente, perciò, i vantaggi e gli oneri che, per così dire, "all'atto della firma del contratto" si erano preventivati, troveranno riscontro puntuale a regolamento avvenuto.

Nel tempo sono stati creati strumenti finanziari in grado di coprire tale rischio di cambio. Si pensi ai contratti a termine o agli swap. La loro struttura concettuale è estremamente semplice, concretizzandosi, pur con forme contrattuali differenti, in operazioni a termine "di segno opposto" rispetto alla posizione in valuta di chi le pone in atto. Chi è creditore in dollari, ad esempio, venderà a una scadenza uguale a quella in cui incasserà il credito, lo stesso quantitativo di dollari, a un tasso di cambio a termine prestabilito. In tal modo, l'oscillazione del cambio non influirà su quanto, in euro, si incasserà alla scadenza del credito, restando tale contropartita "ancorata" al tasso di cambio a termine precedentemente negoziato.

Le modalità con cui si terrà conto, contabilmente, di tali tipi di operazioni sono diverse, a seconda che si pongano in atto contratti a termine per la copertura di specifici debiti o crediti, o contratti a termine per la copertura dell'esposizione netta in valuta estera. Ci si soffermerà nel prosieguo, sulla prima tipologia di contratti.

Contratti a termine per la copertura di crediti o debiti specifici
Un'azienda italiana vende, in data 10 luglio 2006, merci a un cliente statunitense, per 10.000 dollari, pattuendo il regolamento al 30 settembre 2006. Ipotizzando un cambio euro/dollaro, al 10 luglio, pari a 1,235, si registrerà in contabilità un ricavo pari a 8.097,17 euro (10.000 : 1,235).

Crediti vs/clienti esteri Merci c/vendite 8.097,17 8.097,17


Contemporaneamente, l'azienda stipula un contratto (si tralasciano le modalità pratiche con cui il contratto è posto in essere) per la vendita a termine, scadenza 30 settembre 2006, di un ammontare di dollari pari a quello del suo credito (cioè, 10.000 dollari), a un tasso di cambio euro/dollaro fissato in 1,25.

L'importo corrispondente alla differenza fra il cambio a pronti e il cambio a termine sarà imputata a conto economico per competenza, lungo, cioè, la durata del contratto, registrando un premio (provento finanziario) se il cambio a termine è inferiore (euro svalutato) a quello a pronti, uno sconto (onere finanziario) nel caso opposto:

(10.000 : 1,25) - (10.000:1,235) = - 97,17 (sconto)

Perdite su cambi C) 17-bis Crediti vs/clienti esteri 97,17 97,17


In tal modo, l'azienda cristallizza il valore del credito, registrando una perdita su cambi limitata e cautelandosi contro ulteriori apprezzamenti dell'euro che provocherebbero un peggioramento della situazione. Certo, nel caso di una successiva evoluzione "positiva" (per l'esportatore italiano) del tasso di cambio, l'azienda ne rimarrà fuori, ma bisogna considerare, prima di tutto, che, almeno in via teorica, l'evoluzione dei prezzi delle valute estere è in qualche modo prevedibile, essendo questi legati ai differenziali esistenti fra i tassi d'interesse; inoltre, e principalmente, l'esempio prima riportato è un classico "caso scuola" che, per la sua essenzialità, difficilmente trova riscontro nella reale gestione delle aziende che operano abitualmente su differenti mercati. In queste realtà, difatti, le problematiche di "immunizzazione" del portafoglio esteri sono ben più complesse, dovendo individuare la strategia di copertura più opportuna che tenga conto di operazioni, tanto attive che passive, con scadenze scaglionate nel tempo.

Tornando agli aspetti ragionieristici del nostro esempio, con la metodologia prima esposta si ottiene un duplice risultato: mentre il ricavo è contabilizzato al cambio a pronti alla data della vendita, il credito è iscritto al tasso a termine. Da tale situazione discende che , nel caso in cui operazioni come quella precedente si svolgano a cavallo di due esercizi, se, cioè, ipotizzando una società con esercizio sociale coincidente con l'anno solare, la vendita è effettuata nell'anno n, mentre l'incasso ha luogo nell'anno n+1
  1. il credito oggetto di copertura non deve essere convertito al cambio del 31/12
  2. l'onere finanziario va riscontato (risconti attivi) per sospendere la parte di costo di competenza dell'esercizio successivo.

Relativamente al punto b), perciò, se la stessa operazione precedentemente presa ad esempio si concretizzasse nell'arco temporale (invece di quello 10 luglio 2006 - 30 settembre 2006) 30 novembre 2006 - 1° marzo 2007, al 31 dicembre, considerando che dei 90 giorni di durata della transazione, 59 (31 di gennaio più 28 di febbraio) sono di competenza dell'esercizio 2007, si iscriverà in contabilità un risconto attivo di 63,70 euro (97,17 : 90 x 59)

Risconti attivi Perdite su cambi C) 17-bis 63,70 63,70


Per completezza, si consideri, con gli stessi dati della precedente ipotesi, il caso in cui l'azienda italiana sia debitrice verso il fornitore statunitense. L'iscrizione del costo d'acquisto (10 luglio) darà luogo alla seguente scrittura contabile:

Merci c/acquisti Debiti vs/fornitori esteri 8.097,17 8.097,17


La copertura, nella fattispecie, sarà effettuata acquistando, al 30 settembre, 10.000 dollari, al cambio, a termine, euro/dollaro di 1,25. Stavolta l'apprezzamento dell'euro produrrà non uno sconto, bensì un premio. In contabilità si avrà:

Debiti vs/fornitori esteri Utile su cambi C) 17-bis 97,17 97,17


Anche in tal caso, se l'operazione si svolge a cavallo di due esercizi
  1. il debito oggetto di copertura non deve essere convertito al cambio del 31/12
  2. il provento finanziario va riscontato (risconto passivi) per sospendere la parte di ricavo di competenza dell'esercizio successivo.

 
Alfonso Lucarelli

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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