La scommessa del quadro VT. prof. Giuseppe Vitaletti, esperto tributario del Se.C.I.T.


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La scommessa del quadro VT. prof. Giuseppe Vitaletti, esperto tributario del Se.C.I.T.
Autore: Fisco oggi - aggiornato il 30/11/2006
N° doc. 1801

La scommessa del quadro VT

prof. Giuseppe Vitaletti, esperto tributario del Se.C.I.T.


L'intervento di Roberto Convenevole su FISCOoggi del 16 marzo 2006 ha segnato un importante punto di svolta nel dibattito sul nuovo quadro VT della dichiarazione Iva, introdotto con la finanziaria per il 2004 e operativo già in tale anno d'imposta. Grazie all'invio telematico delle dichiarazioni Iva e all'immediato trattamento delle medesime su input dell'Agenzia delle entrate, si sono potuti evidenziare primi risultati in tempi rapidissimi. Il forum che ne è seguito ha registrato importanti interventi (Saverio Fossati, Raffaello Lupi, Alessandro Santoro). La materia acquista consistenza per l'ulteriore importante circostanza che l'obbligo di compilazione del quadro non è stato rimosso dalla prima finanziaria della nuova legislatura.

L'idea alla base del quadro VT, ovvero la suddivisione (spesso denominata frazionamento) delle cessioni di beni e delle prestazioni di servizi, con evidenziazione dell'importo dell'Iva lorda, a seconda che queste riguardassero i consumatori finali oppure altri acquirenti (tra cui i più importanti sono le attività Iva non esenti), è maturata a cavallo degli anni novanta, anche su contributo dello scrivente, per cui mi è gradita l'opportunità di ripercorrerne brevemente le fasi di concepimento e gli sviluppi.

Nel dibattito sulle tipologie di prelievo, in quel periodo, si assisteva alla riproposizione della monofase sui consumi, in sovrapposizione all'Iva e non come alternativa a tale imposta, come prefigurato nel passato. Le motivazioni principali erano: il rafforzamento dell'imposizione indiretta, a fronte della crisi dell'imposizione diretta; la disponibilità di un cespite sul quale si poteva impostare un ragionamento di attribuzione territoriale del gettito; la possibilità di misurare per via statistica l'evasione nel suo punto principale di innesco, i consumi privati, con possibili ricadute positive per i nuovi strumenti antievasione che stavano decollando, in primis gli studi di settore.

In tale periodo cominciavano inoltre ad emergere le difficoltà di approdare a un regime Iva europeo di tipo "interno", che evitasse cioè di prendere quale riferimento portante l'import-export tra i vari paesi dell'Unione (come è proprio sia del regime basato sulle dogane, in essere fino al 1992, sia del regime successivo, denominato "transitorio"), permettendo nello stesso tempo di conservare l'attribuzione del gettito ai singoli Stati membri sulla base dei consumi nazionali. L'unica possibilità per quadrare il cerchio sembrava essere l'attribuzione del gettito sulla base dei consumi nazionali misurati per via statistica, tuttavia con l'inconveniente fondamentale di premiare gli Stati a maggiore evasione.

In questo contesto, l'idea del frazionamento dichiarativo delle operazioni di vendita soggette all'Iva si poteva configurare come modalità positiva per affrontare le varie problematiche che si stavano delineando. La disponibilità dei dati delle vendite Iva nei riguardi dei consumatori apre, infatti, la via per il superamento del regime transitorio dell'imposta procedendo all'attribuzione del gettito ai singoli Stati sulla base dei consumi registrati fiscalmente in maniera effettiva e non delle statistiche di contabilità nazionale. Ove, nel caso di imprese con volumi di affari distribuiti su più Regioni, venga ad esse prescritto, relativamente alle vendite al consumo, di dichiarare gli importi afferenti alle varie Regioni, diviene inoltre possibile decentrare il gettito Iva all'interno del Paese, realizzando uno degli obiettivi della monofase. La disponibilità dei consumi fiscali effettivi a livello settoriale oltre che a livello territoriale, tramite opportuni raffronti con le grandezze di contabilità nazionale, permette infine un monitoraggio penetrante dell'evasione, i cui risultati possono in parte fungere da guida per la revisione degli studi di settore.

I risultati riportati da Convenevole sono incoraggianti sotto molti profili. Ne sottolineo tre:

  1. degli oltre 5 milioni di contribuenti con volume di affari superiore a zero che hanno inoltrato le dichiarazioni Iva in via telematica, una percentuale quasi totalitaria, il 97,39 per cento, ha indicato le vendite in maniera frazionata
  2. l'Iva dichiarata sulle vendite al consumo, pari a circa 67,7 miliardi di euro, va a confrontarsi con i circa 81,5 miliardi rilevati dall'Istat come gettito di competenza per il 2004. L'ordine di grandezza dello scarto non sembra incompatibile con il gettito in conto Iva che deriva dagli acquisti intermedi delle imprese, a causa delle numerose indetraibilità soggettive e oggettive dell'imposta
  3. rispetto ai dati relativi ai versamenti, emerge una distribuzione del gettito assai meno squilibrata tra macroregioni, in particolare tra Nord e Sud, risultato che permette prime correzioni delle distorsioni legate alla misura della territorialità dell'Iva a seconda della distribuzione dei versamenti. Questi dipendono infatti, oltre che dai consumi, dal posizionamento della sede legale delle imprese e dall'import-export interregionale.

Certamente sono necessari approfondimenti. Occorre stimare le distorsioni legate alla facoltatività dell'indicazione del frazionamento su basi regionali nel caso di imprese con vendite al consumo su più territori. Anche nei casi in cui il frazionamento su basi territoriali è stato effettuato, vanno verificati i criteri adottati da alcuni grandi operatori (ad esempio, banche, telefonia, ferrovie), per i quali l'applicazione della norma poteva non presentarsi univoca. Va stimato con accuratezza il gettito derivante dagli acquisti intermedi non detraibili delle imprese, nonché il gettito che a causa dei meccanismi dichiarativi è confluito nel quadro VT accanto a quello dei consumi privati (in connessione agli acquisti delle pubbliche amministrazioni, agli acquisti di immobili nuovi e altro).

Ove gli approfondimenti dovessero confermare le prime positività emerse, sarebbe ovviamente opportuno proseguire sulla via intrapresa. In particolare, passi in avanti importanti sarebbero costituiti dall'obbligatorietà del frazionamento su basi regionali, e dalla specificazione delle vendite effettuate verso pubbliche amministrazioni. Già allo stato attuale, peraltro, alcune iniziative sembrano percorribili. Ad esempio, può essere tentato il lancio in sede europea del dibattito su una nuova possibilità di coniugare il superamento dell'attuale regime transitorio Iva con l'attribuzione nazionale del gettito in base ai consumi di fonte amministrativa. Possono essere effettuati confronti settoriali e territoriali tra ammontare dei consumi fiscali risultanti dal quadro VT e ammontare dei consumi risultanti dalle apposite indagini Istat, verificando la possibilità di fare uso degli scostamenti per "revisioni mirate" degli studi di settore.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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