Privacy: per il gruppo di esperti europei ingiustificata la proposta della Commissione europea di ampliare accesso ad Eurodac


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Privacy: per il gruppo di esperti europei ingiustificata la proposta della Commissione europea di ampliare accesso ad Eurodac
Autore: Garante della privacy - aggiornato il 17/09/2009
N° doc. 11290
Garante per la protezione dei dati personali
 Comunicato stampa - 17 settembre 2009   
 

Privacy: per il gruppo di esperti europei "ingiustificata" la proposta della Commissione europea di ampliare l'accesso ad Eurodac
Invito a Europarlamento e Consiglio Ue a un dibattito approfondito

Il Working Party of Police and Justice (WPPJ), il Gruppo di esperti europei istituito nel 2007 dalle Autorità garanti per protezione dei dati personali con l'obiettivo di affrontare le problematiche connesse alla privacy dei cittadini europei nell'ambito dell'attività giudiziaria e di polizia, esprime le proprie preoccupazioni in relazione alla decisione della Commissione europea di adottare un emendamento che consentirebbe alle autorità di polizia di accedere ad Eurodac, la banca dati dell'UE contenente le impronte digitali dei richiedenti asilo.

Il Gruppo di esperti europeo, presieduto dal Presidente dell'Autorità italiana Francesco Pizzetti, ricorda che Eurodac è stato creato per uno scopo specifico e contiene dati molto sensibili relativi a soggetti particolarmente vulnerabili, quali sono i richiedenti asilo.

Il WPPJ sottolinea che esistono già numerose altre banche dati e numerosi canali informativi a disposizione delle autorità di polizia per la lotta al terrorismo e ad altre gravi forme di criminalità. La Commissione, viceversa, non ha ancora dimostrato la necessità di un accesso al database di Eurodac per queste finalità. Tale accesso contrasta, peraltro, con altri principi fondamentali della protezione dei dati relativi alla proporzionalità dei trattamenti ed al rispetto delle loro finalità.

Il WPPJ intende analizzare con attenzione la proposta della Commissione e fornire un più motivato parere, ma invita sin d'ora Parlamento e Consiglio a un dibattito approfondito che tenga conto delle pesanti ricadute che tali iniziative possono avere sui diritti e le libertà fondamentali dei cittadini.

Roma, 17 settembre 2009

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