Yogurt 'amaro' con i batteri probiotici: cessioni soggette a Iva con aliquota ordinaria del 20 per cento


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Yogurt 'amaro' con i batteri probiotici: cessioni soggette a Iva con aliquota ordinaria del 20 per cento
Autore: Paolo Tenaglia - aggiornato il 10/08/2007
N° doc. 3832
10 08 2007 - Edizione delle 15:30  
 
Risoluzione n. 218/E del 9 agosto 2007

Yogurt "amaro" con i batteri probiotici

Cessioni soggette a Iva con aliquota ordinaria del 20 per cento
 
Alla cessione di yogurt con aggiunta di batteri probiotici si deve applicare l'aliquota Iva ordinaria del 20 per cento.
E' la risposta, contenuta nella
risoluzione n. 218/E, dell'agenzia delle Entrate a un interpello avente come oggetto il corretto trattamento tributario da applicare, ai fini Iva, alla commercializzazione del cessioni del popolare derivato del latte.

La società istante, nella sua soluzione prospettata, aveva ritenuto applicabile "al prodotto in oggetto l'aliquota IVA del 10 per cento, come previsto dal n. 11) della Tabella A, Parte Terza, allegata al D.P.R. n. 633 del 1972".

Per rispondere in modo esaustivo l'agenzia delle Entrate è ricorsa al parere dell'agenzia delle Dogane, che ha individuato il corretto inquadramento doganale dello yogurt con aggiunta di batteri probiotici vivi.
Lo yogurt è un alimento derivato dal latte, dalla consistenza cremosa e dal sapore acidulo. Grazie al processo di contaminazione con i fermenti lattici subisce un processo di fermentazione durante il quale il lattosio si scinde in acido lattico e glucosio. Per la produzione dello yogurt si usa ogni tipo di latte (vacca, pecora o cammella), compreso il cosiddetto latte di soia che, seppure di derivazione totalmente vegetale, può essere fermentato con successo.

La legge italiana riconosce che possa essere fregiato della denominazione commerciale di yogurt soltanto il latte di vacca fermentato con i batteri Lactobacillus Bulgaricus e Streptococcus Termophilus.
Il caso in oggetto, tuttavia, ha riguardato quei prodotti ottenuti da vari tipi di latte oppure da fermenti diversi come, appunto, i fermenti probiotici, ritenuti migliori sotto un punto di vista soprattutto nutrizionale.

L'agenzia delle Dogane, sulla base dei test di laboratorio svolti, ha rilevato che lo yogurt con aggiunta di batteri probiotici vivi debba essere "classificato al codice NC 22029091, della vigente Tariffa Doganale, quale altre acque, aventi tenore in peso di materie grasse, provenienti dai prodotti delle voci da 0401 a 0404, inferiore a 0,2%, posizione non riconducibile ad alcun punto della Tabella A parte II° e III°, allegata al D.P.R. n. 633 del 1972".

Per la classificazione sopra indicata, le Entrate non hanno condiviso la soluzione prospettata dalla società istante, stabilendo, così, che allo yogurt con aggiunta di batteri probiotici vivi sia applicata l'aliquota Iva ordinaria del 20 per cento.

 
Paolo Tenaglia
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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